Parole d’artista: Mark Ravenhill | talk

«L’esperienza di Brexit mi ha fatto riflettere su diversi motivi per cui il nostro lavoro può essere importante e utile: la capacità di ascoltare, il tentativo di avere empatia – come dice Declan Donnellan –, la possibilità di stare insieme.
In Gran Bretagna abbiamo problemi gravi con queste modalità. Per questo il teatro è necessario e importante»

«Alla prima lettura di un testo cerco prima di tutto il coinvolgimento, il piacere, la gioia, lo stupore. Sicuramente di non trovare qualcosa in cui mi sento a mio agio e che già conosco»

«Come scrittore contemporaneo sono consapevole che è più facile scrivere in modo negativo e pessimistico. Quando ho scritto il Candide desideravo trovare una possibilità genuina di riscatto»

«Ad ogni lavoro, cerco di trovare un metodo diverso. Ogni volta è un compromesso fra il fare “come capita” e l’avere un metodo. E devo sempre avere la sensazione che è quello che ho bisogno di fare in quel momento»

«Quando scrivi per il teatro, il personaggio è un invito. Sembrerebbe un concetto statico – una persona che diventa qualcosa di fisso –, ma in realtà è per me un impegno all’azione. Come scrittore ti spinge oltre la conoscenza di te stesso, a scoprire un territorio nuovo.
Quest’azione è il teatro, ed è anche la vita: andare oltre noi stessi in modo attivo. Personaggio e azione per me sono più o meno la stessa cosa»

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